8/13/2008

Il centro Bruno Crepaz

Bruno Crepaz era compagno di cordata di Enrico Mazzoli e ora ne centro a Lui dedicato c'è la nostra mostra dei "Signori della Tundra".
Riporto una scheda preparata da Aldo Scaiano per illustrare sia il centro che la figura del grande alpinista.
Il Centro di Formazione per la Montagna “Bruno Crepaz”

Il Centro di Formazione per la Montagna “Bruno Crepaz” è la struttura polifunzionale a livello nazionale del Club Alpino Italiano dedicata ad ospitare le attività tecniche, scientifiche, didattiche promosse dagli organi centrali e periferici e dalle sezioni del C.A.I..
E’ dedicato alla memoria del forte alpinista triestino Bruno Crepaz, ospita inoltre analoghe iniziative promosse dalle altre associazioni alpinistiche aderenti all’U.I.A.A..
Si trova al Passo Pordoi, a m. 2.239 s.l.m., sulla SS n. 48 delle Dolomiti a circa 12 Km da Canazei (Trento) e 9 Km da Arabba (Belluno), sul confine tra le regioni del Veneto e del Trentino-Alto Adige.

(scritto ripreso da una bacheca esposta nella sala conferenze del Centro Bruno Crepaz).

Uno scritto autobiografico di Bruno in “alpinismo perché” (1981) riporta:
“evidentemente ci deve essere stata una specie di predisposizione naturale che mi ha spinto in questa direzione, derivante magari dalle mie origini: i miei avi paterni erano infatti gente di montagna, di Pieve di Livanallongo, mentre dall’altro lato, un bisnonno marinaio dalmato era stato protagonista di una leggendaria spedizione al Polo Nord.
Mi piace pensare che da questo miscuglio di cromosomi, impressionati da visioni di tramonti sulle pareti Nord della Civetta e di aurore boreali sulla banchisa polare, derivi l’attrazione che la montagna esercita su di me e lo confermerebbe anche il genere di alpinismo che prediligo, quello esplorativo, dove la ricerca del nuovo, l’avventura, si sovrappongono all’aspetto puramente tecnico della scalata.
Fin dall’inizio dell’attività ho dato preferenza alle prime ascensioni, alle salite invernali, ai gruppi meno noti delle Alpi o di altre catene europee o extraeuropee. Un riallacciarsi alle tradizioni dell’alpinismo triestino, ma anche un bisogno quasi istintivo di ricerca, di esplorazione, di completamento delle mie conoscenze, di senz’azioni e di esperienze nuove.
Ma soprattutto è il desiderio di lasciare qualcosa di incognito, non di razionalizzare tutto, di non barare nel rapporto con la montagna per cercare di toglierle il suo ruolo naturale di più forte che mi spinge in questo modo, per esempio a non usare i chiodi ad espansione oppure ad evitare vie che già conosco o molto chiodate.
Forse il comportarmi cosi è stata la mancanza di alcune vie di moda nell’elenco delle mie ascensioni, ma forse per questo riesco ancora a trovare l’entusiasmo dei primi tempi - anche se sono passatoi più di vent’anni - ed a considerare sempre la montagna come un modo di vivere, per me il più valido”.
Questi gli ideali che hanno ispirato e caratterizzato la vita alpinistica di Bruno Crepaz iniziata nel 1947 e conclusasi tragicamente sulla cresta S del Langtang Lirung ( Himalaya nel Nepal) il 18 ottobre 1982.
In questo arco di tempo si contano al suo attivo più di 600 salite riguardanti in maggior parte ripetizioni delle vie classiche di Comici, Solleder, Tissi, Preuss, Cassin, Buhl, ecc. nelle alpi Giulie, nelle Dolomiti e nelle alpi occidentali, assieme alle prime ascensioni anche invernali, alle attività sci-alpinistiche e alle numerose esplorazioni extra-alpine in Turchia, Grecia, Montenegro, Alti Tatra, Bulgaria, Spagna, Marocco, Air (Niger), Iran.
Appassionato di sci di fondo, oltre a svolgere una notevole attività promozionale a favore dei giovani, ha partecipato a numerose gare di fondo e gran fondo, tipo Marcialonga e Vasaloppet.
Notevole il suo rapporto, come dirigente, alla vita associativa della sezione XXX ottobre prima quale componente il Direttivo sezionale poi come Vice Presidente e infine Presidente. Nel comitato di coordinamento VFG ah ricoperto la carica di Vice Presidente. Membro de Club Accademico è stato Segretario e Presidente del Gruppo Orientale. La sua esperienza e le sue capacità lo hanno portato a far parte di varie commissioni a livello nazionale, ricordiamo tra le altre, quale rappresentante del C.A.A.I. all’ U.I.A.A. per il problema della classificazione delle difficoltà. È stato segretario e anche presidente della Fondazione Berti.
Anche se schivo, era un alpinista eccezionale, un dirigente capace, entusiasta, un promotore di iniziative nuove, un trascinatore. Per questo, e ancora oggi, è difficile per quelli che l’hanno conosciuto, colmare il vuoto che ha lasciato.

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