12/25/2009

La storia del vecchio Dio dal brutto carattere

Anche per questo Natale ripropongo un testo che ho trovato girovagando nella rete (sito: http://www.cselalamein.it/) si tratta di una storia relativa alla mitologia nordica, tratta dall'Edda di Snorri.


Quando gli uomini potevano seguire e amare gli Dei che più piacevano loro, quando differenti stirpi si riconoscevano in valori e gerarchie adatti al loro sentimento e non volevano avere nulla a che fare con Dei e ideali diversi dai loro, allora abitava nel nebbioso Nord una razza di guerrieri e conquistatori. Credevano, questi abitatori di un mondo ostile, che la lotta e la vittoria obbligassero gli uomini a verificarsi continuamente attraverso prove e sfide. Il loro Dio era uno come loro. Ovviamente. Poteva starsene tranquillo sul suo trono e regnare come altri suoi Colleghi orientali, senza muovere un dito: i suoi due corvi, Hugin e Munin, gli facevano sapere tutto e vedere tutto, e i due lupi Geri e Freki erano i suoi custodi e guardiani del mondo.Invece, come i suoi uomini, era sempre in giro per il mondo a esplorare, verificarsi, capire, imparare e mettere se stesso alla prova. Non si stancava di cercare di migliorarsi anche se era già il Dio supremo.
Si chiamava, lo avrete capito, Odino. Di lui si diceva che avesse un brutto carattere, che fosse sempre chiuso scontroso e preoccupato, spesso anche intrattabile. Non era un dio all'americana che fa i bei discorsi, sorride e va in giro a stringere le mani degli elettori-adoratori, dicendo loro che hanno sempre ragione. Non era quindi per nulla democratico. Ma a Odino importava troppo la sua missione di custode dell'Ordine contro le forze caotiche e di addestratore e miglioratore degli uomini, per badare di essere popolare e simpaticone. E come deve fare un buon istruttore militare, cominciò dapprima con sé stesso.
Volle avere, oltre la vista e la percezione dell'universo, anche quella più importante del mondo interiore: che razza di istruttore del mondo, altrimenti, sarebbe stato? Ma la vista interiore - la saggezza profonda - era conservata in una sorgente guardata dalle tre custodi del destino, le Norne, ai piedi del sacro frassino di Yggdrasill, e non l'avrebbe potuta bere tanto facilmente, quell'acqua. Accettò, lui, il Dio supremo, di lasciare un suo occhio in quella fonte come pegno. E le Norne del destino lo fecero bere, e diventò dunque saggio, della saggezza assoluta e impersonale del destino dell'universo: aveva acquisito la visione interiore, quella vera. Naturalmente il suo aspetto, privo di un occhio, non ne guadagnò, e la sua espressione era ancor più scontrosa. Ma poiché l'universo era campo di guerra di forze colossali, lui, il custode dell'Ordine, volle conoscere il futuro, sapere come preparare i suoi piani di battaglia. Ora, il futuro lo conoscono soltanto quelli che sono usciti dal tempo, cioè i morti.
Doveva - e questa era una prova davvero terribile - andare dai morti, diventare uno di loro per interrogarli.Si impiccò dunque al sacro frassino, per nove giorni e nove notti restò lì appeso, dondolando nel vento e infilzato dalla propria lancia, finché con un urlo cadde a terra. Ed ebbe le rune della saggezza e della divinazione del futuro.Questa fu la prova più terribile. Perché in quel momento vide che tutto l'universo era condannato a un cataclisma, che tutto quello che aveva creato, i mondi, gli uomini, gli dei e lui stesso, si sarebbero annientati nella battaglia contro il Caos, che sarebbe sopraggiunto il Ragnarokk, il crepuscolo totale.Vide che il tempo non era fatto di un fluire continuo, ma di grandi cicli, e che il suo sarebbe finito. Il malvagio Loki, il fuoco demoniaco, sarebbe stato l'altro polo della conflagrazione.Che fare?
Come un vero capo militare, decise comunque di dare battaglia, di non arrendersi mai, anche se la fine sarebbe arrivata. Creò una sorta di campo di addestramento, il Walhall, si mise un lungo mantello e un cappellaccio per coprire il suo occhio cieco e cominciò ad andare in giro per il mondo.Cercava uomini valorosi da arruolare per la grande battaglia.Per secoli, senza sosta, girò, esplorò, interrogò. Quando trovava qualcuno veramente eccezionale, un uomo valoroso, lo arruolava e lo portava nel Walhall.In altre parole, lo faceva morire. E questo spiega forse perché, nel corso dei secoli, si sia detto "sono i migliori che se ne vanno" e la storia dell'umanità, persi di volta in volta i migliori, si sia sempre più degradata.Naturalmente era ancor più temuto, adesso, e ancor più si diceva che, come Dio, avesse un caratteraccio. Chi capiva perché ce l'avesse tanto coi migliori e valorosi, sì da farli sempre finir male?
Nel Walhall, comunque, i suoi guerrieri non se la passavano poi male. Addestramento al combattimento di giorno e grandi cene e bevute la sera. Fosco e cupo. Odino sedeva a capotavola in mezzo a tutto quel baccano. Gli era rimasta nel cuore una pena segreta, qualcosa che nessuno ancora poteva immaginare, che solo lui e sua moglie che aveva, come spirito della Terra, le premonizioni, sapevano."Che tipo scorbutico è il Comandante, però" dicevano i suoi soldati seduti a tavola. Sopra ogni cosa, dovete sapere. Odino amava uno dei suoi figli, il più giovane e il più bello degli Dei: talmente amabile che bastava la sua presenza per illuminare il mondo e per rendere felici. Era quanto di più bello ci fosse e si chiamava Balder. Di lui si diceva che fosse il sorriso dell'universo.
Ora, Odino non sopportava l'idea della distruzione di Balder, era troppo importante per i mondi futuri avere il sorriso e la luce. Che razza di mondi sarebbero stati? Ma il crepuscolo sarebbe arrivato anche per lui, il beniamino dell'universo!A meno che - ed ecco l'idea tormentosa di Odino - a meno che Balder non fosse stato tolto di mezzo ora, e consegnato alle cupe aule di Hel, la custode della morte. Lì sarebbe stato al sicuro dalla conflagrazione, e sarebbe sopravvissuto per il prossimo nuovo ciclo. Ma questo avrebbe significato separarsi dal figlio, non rivederlo mai più. Poiché Balder era un Dio, solo lui avrebbe potuto toglierlo di mezzo. Avrebbe dovuto uccidere chi amava più di tutto, e non incontrarlo mai più.
Finché, ed era una fredda giornata di metà inverno, gli Dei si allenavano al tiro con l'arco (anche gli altri Dei non stavano certo seduti a fare gli Dei!) e si divertivano a tirare contro Balder, sicuri di non fargli male, perché tutte le cose del mondo lo amavano tanto da non osare ferirlo. Solo una pianticella non aveva giurato di non ferire Balder, una pianticella piccola e trascurata: il vischio, che cresce sulle querce. E Odino questo lo sapeva.A questo punto si decise. Fece una freccia di legno di vischio, la mise in mano a un vecchio cieco (alcuni dicono che fosse lui stesso travestito) e gli guidò la traiettoria. Non esitò, il colpo fu preciso e il cuore che tutti, e lui più di ogni altro, amavano si fermò, trafitto da un rametto di vischio.
Per non privarne i mondi futuri, Odino si era separato da Balder per sempre.Ora Odino è davvero solo. Fra le cupe nubi del Nord, cariche di neve e di bufera, siede sul suo trono di ghiaccio col capo reclinato e l'unico occhio che scruta ansioso e triste il mondo che si sta rapidamente decomponendo. Vede che ormai il Caos la fa da padrone, che il grande scontro è imminente e che il suo tempo sta per volgere al termine. Ogni tanto si rialza, si mette mantello e cappello e scende sulla terra per arruolare gli ultimi guerrieri. Ma ce ne sono sempre meno, e lui sta seduto sempre più a lungo, corrucciato e solitario. Sempre meno reclute per il Walhall! Forse ora gli uomini vogliono essere pagati anche per quello...Ovviamente chiunque lo vede lì sul suo trono, sempre con la faccia scura, dice che Odino ha davvero un gran brutto carattere.

"E' una storia triste che quest'anno, amici , vi racconto per l'occasione del Natale. Ma vorrei che, quando vedrete rametti di vischio nei supermercati e nelle sale da ballo, vi ricordaste che in origine esso aveva un significato ben diverso da quello del portafortuna legato ai baci. Che vi ricordaste di Balder e del terribile sacrificio simboleggiato da quella pianticella.E che vi ricordaste che le luci che brillano sull'abete - albero che nonostante il gelo e la neve resta verde e vivo - quelle luci non significano dover comprare tante inutili baggianate, significano invece che in queste notti dello spirito la luce di Balder resta viva anche se nascosta - sta a noi saperla scoprire! - e quale sacrificio quella luce ricorda. E, per finire vorrei che ricordaste di non giudicare sempre male chi ha un brutto carattere".

10/02/2009

Da Tasiilaq (Groenlandia orientale)


Riporto una notizia arrivata dalla Groenlandia (sito: http://confinidelmondo.blogspot.com/)


Live report da Tasiilaq in Groenlandia orientale
Una lezione per Greenpeace



Settembre 2009.


Un nativo della città di Tasiilaq, sulla costa orientale della Groenlandia, è stato ostacolato e si è sentito minacciato da Greenpeace durante la caccia alle foche. Ora gli Inuit protestano e richiedono un chiarimento a livello mondiale per far sapere che loro non minacciano né l'ambiente, né la fauna selvatica, ma al contrario vivono a contatto con essa da oltre mille anni.

I primi segni del divieto da parte dell'Unione europea al commercio di pelli di foca a partire dal 2010 stanno preoccupando non poco gli aborigeni di Tasiilaq nella Groenlandia orientale. Qui vivono circa 3000 persone in un'area di 250.000 chilometri quadrati, grande quasi quanto la Germania. Nonostante ci sia una deroga sulla caccia per gli Inuit, in futuro avranno poche possibilità di vendere le pelli di foca. Gli Inuit non ucciderebbero mai al solo fine di fabbricare un cappotto. Il popolo indigeno della Groenlandia si è sempre prodigato al fine di effettuare una caccia ecologica, in naturale equilibrio con la natura.

Mentre gli attivisti per i diritti degli animali in Europa celebrano il divieto del commercio come una vittoria, gli indigeni temono per la loro vita. HM (nome noto), un cacciatore di Tiniteqilaaq è infatti stato ostacolato da una nave di Greenpeace durante la sua caccia nel Sermilik Fjord. La Arctic Sunrise si trovava nel fiordo a scopo di studi ambientali. Secondo i rapporti degli aborigeni, la Arctic Sunrise ha intenzionalmente messo in fuga le foche. Con l’ausilio di un gommone di pattugliamento ha varie volte girato intorno all’imbarcazione dell’Inuit spaventando sia il cacciatore sia le prede. In aggiunta, l'elicottero di Greenpeace ha volato più volte sulla sua barca. Il cacciatore ha quindi interrotto la caccia e ha avvisato la polizia di Tasiilaq (colloquio telefonico con il gestore della stazione Kristian Singertat). Datato 20 / 21.08.09.

Iris Menn, Greenpeace, dal 20 agosto a bordo della Artic Sundrise, tuttavia nega l'incidente attraverso il suo blog: "La storia del cacciatore assediato è così paradossale e contro tutti i nostri principi, che mi sento di dire che è evidente che un tale incidente non sia mai avvenuto."


Inoltre Greenpeace non si sarebbe mai opposta apertamente alla caccia alle foche come economia di sussistenza dei groenlandesi. Invece Greenpeace si è sempre dichiarata contro la caccia commerciale delle foche in Canada, dove ogni anno vengono uccisi circa 250 000 animali.

Tuttavia gli indigeni della Groenlandia hanno vissuto questa esperienza in modo diverso.


Quando la Arctic Sunrise è nuovamente approdata a Tasiilaq, la più grande città all’est della Groenlandia, nell’ultima settimana di agosto, alcuni cacciatori si sono posti di fronte alla nave di Greenpeace con le loro piccole barche in segno di protesta (25.08.09). Erano cacciatori dai villaggi di Tiniteqilaaq, Isortoq, Sermiligaaq, e della città Kuummiut Tasiilaq. Greenpeace non ha risposto, dando alla dimostrazione poca importanza. Neppure il colloquio personale con i cacciatori è stato cercato.

Da quando la Artic Sunrise è attraccata nel porto di Tasiilaq, i 1800 abitanti vivono la presenza di Greenpeace con preoccupazione e rabbia. Neppure l’invito a bordi dei bambini della scuola del luogo ha potuto mitigare l’inquietudine degli Inuit.

Già negli anni '70 e '80 le campagne indifferenziate degli attivisti sui diritti dell'ambiente e degli animali sono costate care a molti cacciatori locali, in quanto venne loro tolta la base per la sussistenza. Ciò costituisce la paura attualmente in crescita tra gli Inuit.

Nonostante questo popolo sia pacifico e non aggressivo, i cacciatori hanno dibattuto a lungo se insorgere uniti e pubblicamente contro questa campagna. Infine la preoccupazione per le loro famiglie e i loro figli ha portato alla pubblicazione di una lettera:

Operando nel rispetto della natura, la nostra caccia non minaccia la vita degli animali, quali foche, balene o orsi bianchi!
Per questo motivo richiedono da Greenpeace una dichiarazione mondiale e pubblica, nella quale si affermi che loro sono cacciatori ecologici, che da più di mille anni hanno stabilito un equilibrio tra il loro sostentamento e la sopravvivenza delle specie in via di estinzione.
Le decisioni della UE, che proibisce in modo generale e indifferenziato il commercio delle pelli delle foche e ogni loro parte, minacciano l’esistenza stessa dei cacciatori. Loro "possono" cacciare per mangiarne la carne, ma come si farà fronte alle necessità economiche? La carne è il loro cibo - vero - ma in che modo potranno guadagnare soldi per i vestiti, benzina, barche, energia elettrica, una casa calda, e di tanto in tanto un pezzo di pane? Con il divieto della vendita ogni mezzo di sussistenza degli Inuit è compromesso.
Greenpeace è certamente la voce e quindi la guida per i policy-making in un contesto internazionale. Ci si aspetta dunque da Greenpeace una valutazione differenziata tra le vite dei popoli indigeni e le attività di interesse puramente monetario, come la caccia alle balene e alle foche svolta in Canada e in altri paesi. Ci aspettiamo l'aiuto di Greenpeace.


"In caso contrario resta loro solo l'assistenza sociale. Una cultura vecchia di 40 mila anni morirà." Ha dichiarato dall’Alto Adige Robert Peroni, che da 15 anni gestisce un piccolo albergo a Tasiilaq. "Migliaia di persone moriranno indegnamente" teme Peroni "Come possono vivere se noi "bianchi" diciamo che la caccia è sporca e pericolosa, se noi "bianchi " pretendiamo di spiegare loro che cosa fare e cosa invece è proibito. Questo non solo li priva della loro identità. Spesso li vedo passare la sera e dire: 'Non riesco a mangiare. Non posso più lavorare. Devo andaremene’ (A. K. da Kulusuk il 26.08.09).

Tobias Ignatiussen e Robert Peroni

8/07/2009

trasmissione radiofonica Con parole mie


Oggi sono ospite della trasmissione "Con Parole Mie" su RADIO RAI UNO condotta da UMBERTO BROCCOLI dalle 14:05alle 14:47.
Fra qualche giorno è possibile scaricare la puntata (http://www.radio.rai.it/radio1/podcast/lista.cfm?id=210)

7/28/2009

Reportage dalla Groenlandia


"Cari Amici, sono tornata!
Chers Amis, me voici de retour !
Nelle prossime settimane e, probabilmente, mesi, vi racconterò e illustrerò alcune delle scoperte e verifiche che ho potuto fare durante questo viaggio sulla costa ovest della Groenlandia. Il viaggio è stato realizzato su una barca a vela, il Kotick il cui skipper è Alain Caradec...".

Dal bellissimo blog di Amanda Castello.

7/25/2009

Volontari del Perigeo in prima linea





I volontari della Perigeo rimasti bloccati nella Selva amazzonica peruviana, nel mezzo di una grande mobilitazione indigena contro la decisione del governo di aprire le porte della foresta amazzonica peruviana alle multinazionali, senza consultarne gli abitanti, sono rientrati a casa da poche ore ma nonostante un viaggio molto intenso, sono già a lavoro per continuare la loro opera.


La loro spedizione ha visto la guida di Gianluca Frinchillucci è iniziata il 9 giugno insieme a tre marchigiani, Laura Bacalini, Valentina Francia, Giorgio Marinelli e Chiara Maracci, il sub pugliese Pierfrancesco Intini e lo speleologo genovese Ottorino Tosti.


La spedizione “Ande del Nord: Uomo e Ambiente” ha riguardato in un primo momento la Selva Amazzonica, dove vivono gli indios Ashaninkas, i quali vivono in una morsa terribile, stretti tra narcoterroristi e multinazionali.


A sostenerli solo alcuni missionari francescani che aiutano come possono la popolazione nativa.


Obiettivo: quello di documentare il cambio di vita della popolazione in alcuni villaggi studiati dal direttore dei Musei fermani tra il 1997 e il 2002.

Ci siamo trovati nella Selva Amazzonica in un momento molto drammatico e particolare, quasi storico – racconta Gianluca Frinchillucci -, eravamo andati per raccogliere informazioni sui libri che sto scrivendo dedicati all’Amazzonia e per iniziare rapporti di collaborazione con i missionari francescani. Ci siamo trovati in mezzo ai disordini e abbiamo deciso di lavorare per la pace, favoriti anche dalla profonda conoscenza dei luoghi e della persone.


La nostra mediazione è stata molto importante e con i fondi raccolti dai volontari dell’Associazione Perigeo, presenti con me in quei giorni, abbiamo sostenuto azioni sociali di prima necessità. Il buon lavoro realizzato ci ha aperto le porte della Selva, consentendoci di instaurare proficui rapporti di cooperazione”.


Il momento storico era infatti particolare: nei giorni precedenti l’arrivo dei volontari della Perigeo, a Bagua, nel quasi totale disinteresse dei mezzi di comunicazione di tutto il mondo, la polizia era giunta allo scontro a fuoco con gli indigeni in rivolta, provocando la morte di un numero imprecisato di persone tra nativi e poliziotti.

Frinchillucci lo racconta in una nota su Facebook nella quale esprime tutte le sue preoccupazioni e racconta da testimone diretto la situazione nella quale si sono trovati:


“Siamo arrivati a Lima il 10 giugno verso le 11. Abbiamo sistemato gli zaini e iniziato a preparare il viaggio verso l’Amazzonia. Decidiamo di partire il giorno seguente alle 21.


La situazione e’ molto delicata perche’ a Bagua ci sono stati forti scontri tra nativi e poilizia con molti morti e in tutta la selva sta scoppiando una rivolta contro un decreto legge che da la possibilta’ alle imprese private di entrare nei territori indigeni, fino a questo momento tutelati dalla Costituzione.


La mattina seguente ci incontriamo con la mia amica Pilar Urbina, assistente sociale che assiste bambini di strada a Lima. Andiamo con lei nella casa d’accoglianza Giovanni Paolo I, dove ci sono orfani e tre ragazzi con ritardo mentale.


La casa e’ molto povera e ci attiviamo subito per fornire una buona scorta di cibo e altri mezzi di prima necessità . Nel frattempo la situazione nella selva precipita. Gli indios stanno bloccando molte vie d’accesso e alcuni settori sociali stanno fomentando grossi disordini.

Anche noi rimaniamo bloccati dai disordini, abbandoniamo il nostro pulman e raggingiungiamo la missione francescana.


Qui sistemiamo il gruppo e usciamo di nuovo per raccogliere informazioni e per recuperare due zaini abbandonati. Nella missione la situazione è molto tranquilla.

Entriamo in contatto con i nostri amici missionari a Satipo ma anche questa mattina i manifestanti (non indios) stanno bloccando tutto.


La gente si sta rifornendo di generi alimentari perche’ nessuno sa quando dureranno i blocchi. La speranza è che l’esercito non intervenga atrimenti qui sarà una strage. Spesso si incontrano gruppi di indios ashaninkas armati con gli archi e le frecce e con le pitture facciali. Urlano che sono pronti a morire tutti per difendere il loro territorio. Quello che mi ha preoccupato molto e’ la presenza tra loro di bambini e donne. Il DL 1090 cerca di “ucciderci”, ha detto oggi Isabel Barbosa la dirigente Ashaninkas della comunita’ dI Decreto Legge 1090, come denunciano i nativi, permetterà di’ vendere la foresta a investitori stranieri.


Anche a Pichanaki c’e’ la volonta’ da parte degli indigeni di ribellarsi contro il decreto. Purtroppo gruppi di agitatori, non indios, o oppositori del governo in corso, sio stanno infiltrando nelle manifestazioni peggiornado di molto la situazione.

La Patria non si vende, la Patria si difende”, ha affermato un capo Ashaninkas.”

L’aria non si vende, se vendiamo questa aria o la natura e il territorio amazzonico, dove andiamo a respirare, perché questo e’ il polmone del mondo, e tutto il mondo respira questa aria”.


Per difendere queste idee ieri qui nella zona di Pichanaki Da quello che abbiamo saputo ci sono stati scontri, tra i peggiori, della giornata di ieri di tutto il Perù. Anche noi siamo stati testimoni di una situazione veramenteincandescente.

Noi adesso aspettiamo di sapere quando possiamo muoverci per Satipo per raggiungere la missione francescana.”

Sono stati giorni di tensione, di difficoltà negli spostamenti, di difficoltà nel reperimento di cibo, di relazioni problematiche con i capi indigeni, in cui è prevalsa la vocazione al dialogo e alla promozione della pace dell’Associazione Perigeo.


“Quello che abbiamo tentato di fare, anche a rischio di mettere a repentaglio le nostre stesse vite, – spiega ancora Frinchillucci” è stato agevolare la negoziazione tra le parti in causa, anziché inneggiare alla rivolta e dare una voce diretta ai protagonisti e alle vicende di quei giorni che, comunque, si sono conclusi senza spargimento di sangue, grazie al dialogo, che ha portato all’abrogazione della disposizione di legge contestata.


Il Perù è un paese meraviglioso con una capacità di dialogo unica nel panorama latino americano. Siamo certi che gli scontri che abbiamo vissuto abbiano dato inizio ad una nuova stagione di dialogo tra il governo del Perù e i nativi, una stagione di progettazione condivisa e partecipata”.

La missione nella Selva Amazzonica è stata solo la prima parte di un viaggio nel corso del quale i volontari della Perigeo hanno lavorato intensamente per raggiungere gli obiettivi che più stanno a cuore all’associazione e per gettare le basi per progetti che saranno presto presentati pubblicamente i quali segneranno un momento fondamentale per la vita dell’Associazione e dei tanti popoli con i quali collabora sin dalla sua fondazione in nome del dialogo e dell’incontro tra culture differenti.

7/04/2009

spedizione Ande del Nord

La spedizione “Ande del Nord” riprende il via

L’associazione Perigeo Onlus, guidata da Gianluca Frinchillucci, Direttore dei Musei Scientifici della citta’ di Fermo, sta conducendo una spedizione in Peru’, nell’area delle Ande piurane, la fascia settentrionale della cordigliera andina peruviana.

Frinchillucci, allievo del grande antropologo e archeologo Mario Polia, ha deciso di dare seguito alla gloriosa missione italiana, chiamata “Ande del Nord”, avviata dal proprio maestro in quest’area, che ha realizzato importanti ricerche e scoperte archeologiche, tra cui quella del Tempio dei Giaguari di Mitupampa, e ha rappresentato uno dei fiori all’occhiello della ricerca archeologica italiana all’estero.

Su istanza delle autorita’ locali i membri della Perigeo hanno realizzato una serie di perlustrazioni del territorio in campo speleologico ed esplorativo per contribuire alla creazione di nuove rotte turistiche finalizzate all’incremento del flusso turistico in quest’area, dove la popolazione locale e’ attualmente in forte contrasto con le imprese multinazionalie che vogliono sfruttare i giacimenti minerari qui presenti.

Quella della Ande settentrionali e’ infatti una regione di incredibile bellezza, caratterizzata dall’ecosistema complesso ed estremamente delicato dei paranos, che produce le riserve di acqua dolce per tutta la regione fino alla costa, e da una cultura antica che conserva ancora vive le proprie tradizioni ancestrali. In quest’area, infatti, e’ ancora vivo e sentito il culto alle Huaringas, le lagune sacre da cui nasce e dipende la vita degli uomini, attraverso la mediazione dei maestri curanderos, molto numerosi e rispettati nella zona.

Tra le scoperte più importanti realizzate nel corso di questa spedizione c’è proprio quella di una laguna sacra, scoperta nel corso di una ricognizione esplorativa delle montagne della provincia di Huancabamba, a ridosso delle vestigia di una porzione non ancora completamente esplorata del cammino Reale del Inca, scoperte dall’archeologa peruviana Lorena Zuñiga, anch’essa collaboratrice dell’Associazione.

Per completare la scoperta e darle un alto valore scientifico Gianluca Frinchillucci e i tecnici sommozzatori dell’associazione effettueranno un’immersione nelle sue acque a piu’ di 3500 m s.l.m..

Si tratta di un primato mondiale: la prima immersione subacquea al mondo realizzata in una delle Huaringas.

Nel frattempo proseguono anche i lavori di ricerca etno-botanica sulle erbe officinali utilizzate dai maestri curanderos con Chiara Maracci e di ricognizione speleologica con Ottorino Tosti e Giorgio Marinelli, che hanno suscitato l’interessamento della Defensa Civil di Huancabamba (un corrispettivo della nostra Protezione Civile), al punto di programmare un corso di formazione per gli operatori locali.

Il lavoro dell’Associazione, restera’ a completa disposizione della popolazione nei locali del museo di Huancabamba intitolato a Mario Polia.

L’incarico della gestione del museo, che si inserira’ all’interno di un piu’ vasto progetto di tutela delle culture, che prende il nome di “Le tracce dell’uomo” e si propone di creare una rete tra musei dedicati a differenti popoli del mondo, e’ stato conferito all’associazione alla presenza del Professore, tornato in Peru’ stavolta in qualita’ di consulente scientifico dell’Associazione Perigeo Onlus.

Maggiori informazioni sul sito www.perigeo.org

6/04/2009

Nuova Spedizione in Perù

Il prossimo martedi 9 giugno partirò per una nuova ricerca etnografica in Perù.
Pubblico il link del primo articolo dedicato alla spedizione:

5/14/2009

Intervista LA CORSA ALL’ARTICO

LA CORSA ALL’ARTICO: Conseguenze politiche, ambientali e sociali. Audiointervista a E. Ferrante e G. Frinchillucci.

Nel corso del TrentoFilmFestival 2009 MountainBlog ha avuto modo di intervistare l’Ammiraglio Ezio Ferrante ed il ricercatore Gianluca Frinchillucci, esperti conoscitori dell’Artico, delle dinamiche geopolitiche e sociologiche che ne interessano gli sviluppi degli ultimi anni.
Al centro delle preoccupazioni ambientali dell’intero pianeta, l’Artico attira l’attenzione e l’interesse degli Stati mondiali per un’altra ben più ambita questione: gli immensi giacimenti petroliferi e di gas naturale che per il momento riposano indisturbati sotto il gelido fondale marino. Questa ghiotta prospettiva di sfruttamento ha quindi generato, soprattutto negli ultimi anni, la cosiddetta “corsa all’Artico” di cui l’Ammiraglio Ferrante e Gianluca Frinchillucci descrivono le delicate dinamiche geopolitiche che si stanno attualmente delineando ed i possibili sviluppi futuri. Cosa provocherà la “conquista” dell’Artico? Quali saranno le conseguenze ambientali, politiche e commerciali a cui l’intero pianeta assisterà nei prossimi decenni? E gli Inuit, la popolazione locale, in che modo si sta preparando a questa progressiva colonizzazione della loro terra?
Jessica Ceotto

Per ascoltare l'intervista:
http://www.mountainblog.it/?p=686

4/01/2009

Giovinezza

La giovinezza non è un periodo della vita.

Essa è uno stato dello spirito, un effetto della libertà, una qualità dell’immaginazione, un’intensità emotiva, una vittoria del coraggio sulla timidezza, del gusto dell’avventura sull’amore del conforto.

Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni; si diventa vecchi perché si è abbandonato il nostro ideale.

Gli anni aggrinziscono la pelle, la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l’anima.

Le preoccupazioni, le incertezze, i timori, i dispiaceri sono i nemici che lentamente ci fanno piegare verso terra e diventare polvere prima della morte.

Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia, che si domanda come un ragazzo insaziabile: "E dopo?", che sfida gli avvenimenti e trova la gioia al gioco della vita.

Voi siete così giovani come la vostra fiducia per voi stessi, così vecchi come il vostro scoramento.

Voi resterete giovani fino a quando resterete ricettivi.

Ricettivi di ciò che è bello, buono e grande, ricettivi ai messaggi della natura, dell’uomo e dell’infinito.

E se un giorno il vostro cuore dovesse esser mosso dal pessimismo e corroso dal cinismo, possa Dio avere pietà della vostra anima di vecchi.

Generale Mac Arthur ai Cadetti di West Point – 1945

3/31/2009

Articolo Sole 24 ore

è uscito un interessantissimo articolo di Davide Sapienza dedicato alla Groenlandia pubblicato su Il, l'inserto del Sole 24 ore.
C'è anche un mio commento.

Per leggere l'articolo:
http://www.davidesapienza.net/doc/IL(IlSole24Ore)13.3.09LiberiSiamoNoi.pdf

Conferenze

Da qualche tempo non scrivo più sul blog.

Ho pensato di inserire qualche data di qualche mia conferenze per riprendere un po' l'abitudine.

Mercoledi 1 aprlie 2009, h.21.00, conferenza presso il CAI di Fermo dedicata alla Carta dei Popoli Artici e alla spedizione SAXUM.

Assisi, 17 aprile, Istituto teologico
Seminario dedicato alle ricerche in Etiopia e al progetto “Etiopia tradizione e sviluppo”

28 aprile, Trento
Film festival Trento
Partecipo alla giornata dedicata all’Artico.

Piacenza, 9 maggio
Conferenza sulla ricerca in Artico.

Milano, 22-23 maggio
Partecipazione al 3° Convegno Polo Nord-Polo Sud e Turismo Consapevole: informare, per apprendere e rispettare. Focus sull'Artico e Groenlandia

1/25/2009

Dal Perù

I miei amici Nedda e Fortunato del progetto "La casa degli Angeli di Daniele" hanno aperto un blog e ora sono in Perù.
Invito i lettori a collegarsi al blog per leggere delle bellissime iniziative portate avanti.