5/23/2008

Spedizione SAXUM


PERCHE ANDIAMO IN GROENLANDIA A MONITORARE I "MULINI"
A cura di Ottorino Tosti


I 'mulini' (inghiottitoi nei senso più stretto del termine) sono i pozzi assorbenti che raccolgono i ruscellamenti che nei periodi più caldi dell'anno si formano sui ghiacciai per effetto della fusione superficiale.
I mulini rappresentano quindi la via di accesso che permette alle acque di fusione di penetrare nella massa glaciale, andando ad alimentare i bacini di raccolta interni, o raggiungere il mare nel caso di lingue glaciali costiere.

Lo studio dei mulini, fenomenologia che viene identificata con il termine di 'carsismo glaciale' - per attinenza e similitudine di tale fenomeno con il 'carsismo' che si sviluppa in ambienti calcarei - è utile allo studio dei flussi/depositi d'acqua sub-glaciali e di riflesso ad offrire ottimi contributi all'interpretazione della dinamica della massa glaciale.
E' infatti noto che fra le cause che inducono i movimenti delle masse glaciali non è irrilevante quella dovuta allo scivolamento per la presenza di bacini d'acqua interni, dovuti sia alla fusione del ghiaccio per effetto delle elevate pressioni che la massa stessa subisce in profondità, sia alla quantità di acqua di scioglimento superficiale che, attraverso gli inghiottitoi, scende ad alimentare la falda.

Groenlandia, seconda grande estensione glaciale planetaria dopo l'Antartide, con essa detentrice del 99% del ghiaccio esistente su tutta la superficie terrestre, sta patendo sensibilmente i cambiamenti climatici in atto, maturando un rapido intensificarsi dello scioglimento superficiale, almeno alle latitudini sotto il Circolo Polare, che potrebbe implicare, nel lungo periodo, gravi ricadute sulla stabilità dell'intera massa glaciale stessa.

Contrariamente a quanto avviene nell'inslandis (in crescita di massa con una temperatura costante notevolmente inferiore al punto di fusione e valori estremi di – 60°, ben aderente al substrato roccioso) le lingue glaciali periferiche al di sotto dei 1.500 m. che hanno una temperatura media annua di poco inferiore allo 0° rispondono infatti rapidamente all'incremento termico, con un bilancio di massa negativo per effetto dell'ablazione dei periodi caldi, che sono sempre più lunghi, e uno scorrimento più rapido verso il mare.

Allungata in direzione nord-sud per 2650 km tra gli 83°39' e 59°46' N, Groenlandia ha la propria estensione territoriale suddivisa in varie fasce climatiche, mostrando una grande differenza tra lle località più a N e quelle al di sotto dei 70°N.
Sul Mar Glaciale Artico, perennemente ghiacciato, a N degli 81° la media annua è di -16,8°.
Poco più a sud, verso i 76,5° si ha una media annua di -11,4°.
Continuando a discendere, appena oltrepassato il Circolo Polare Artico (66°33'38”N) iniziano temperature prossime allo 0° sia sulla costa ovest (Nuuk 64°10' 0” N) con medie annue di -1,4° che sulla costa est (Angmagssalik 65° 35' 60” N ) con medie annue di -1,7°.

Considerando che il carsismo si verifica in ambienti in cui le temperature annue sono prossime alla media annua di 0°, è facile considerare come tutte le località poste a sud del Circolo Polare siano già oggi (come in effetti sono) suscettibili di carsificazione, e come questo processo andrebbe a subire un incremento parossistico con un semplice aumento della temperature di 1 o 2 gradi, che porterebbe la media annua addirittura sopra lo 0°.

L'incremento termico che si sta registrando in questi ultimi anni è probabile maturi una progressiva crescita della fusione superficiale in Groenlandia.
Una accelerazione della fusione superficiale porterebbe di riflesso un moltiplicarsi degli inghiottitoi lungo le linee di frattura, cui conseguirebbe una crescita dei canali di drenaggio sub-glaciale e un aumento di massa nella falda.
Si creerebbe in tal modo un 'effetto lubrificante' accentuato che, riducendo gli atriti interni, potrebbe causare un incremento della velocità di scorrimento del ghiaccio.
Un ulteriore, seppur modesto nell'ordine di 1 o 2 gradi, aumento di temperatura sarebbe quindi sufficiente ad innescare un movimento di scivolamento periferico che potrebbe trascinare, nel lungo periodo, tutta la calotta glaciale, fratturandola e portandola al collasso.

Si ritiene che l'osservazione dello sviluppo del fenomeno carsico, il suo monitoraggio nel tempo, e la raccolta, per quanto possibile, di dati 'storici' sul fenomeno, darebbe un forte contributo all'interpretazione preventiva delle ripercussioni che il movimento climatico in atto potrebbe avere sui ghiacciai groenlandesi, con tutte le più disastrose ricadute che andrebbero a verificarsi a livello planetario.

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