1/03/2008

In ricordo del Comandante

(GIOVANNI AJMONE-CAT, Comandante; MARIO CAMILLI 2° Capo-MN-Direttore Macchina TITO MANCINI, 2° Capo NP, GIOVANNI FEDERICI-Sergente N-Nostromo; GIANCARLO FEDE, Sergente Radiotelegrafista).


Qualche mese fa eravamo a casa del comandante a parlare di imprese polari. Con me c'era il mio amico Franco Borgani che ha raccolto alcune frasi del comandante:


Il sole cala rapidamente all’orizzonte mentre le volute di sigaro toscano accompagnano i racconti del comandante Giovanni Ajmone Cat, classe 1934.
Due spedizioni nautiche della Marina Italiana in Antartide 1970/71 e 1973/74.
“Laggiù nella Falkland bevevano tutti come matti!”
“Gli inglesi, gente dura, cugini dei tedeschi ma più duri, ci hanno sempre amato poco”
“Ricevetti dal capo di Stato Maggiore dalla Marina Militare un ordine palesemente illegittimo in quanto diretto sì ad una imbarcazione italiana ma navigante in acque internazionali.
“Il Console italiano si dichiarò incompetente ed io optai per l’autoaffondamento del vascello con il colpo di pistola in canna”.
“Poi risolsi la questione diversamente: non potevo dire di no alla Regina”.
“Dopo l’ammutinamento dell’equipaggio entrai nelle Falkland da solo, col vento in poppa ed i motori al massimo. Ci affiancò un rimorchiatore argentino. Il pilota era sbalordito dalla velocità dello scafo e, sorridendo, mi faceva l'OK con il pollice.
“Non aveva capito che, essendo rimasto solo, non riuscivo più a governare la barca”.
“Il nostro viaggio, il primo di una nave italiana in Antartide, durò 2 anni e mezzo.
“Per 42 giorni non comunicammo con il mondo: una cosa fantastica!”.
“Le onde erano alte anche 18 metri ed il vento ne scompigliava la cresta”.
“In Antartide, a differenza di quanto accade dell’Artide, prevalevano nell’equipaggio lo sconforto, la depressione, la paura. A Nord c’è un continente circondato dai mari, a Sud un mare circondato dai continenti. Shackleton con il suo Endurance non raggiunse il suo obiettivo ma portò in salvo tutti i suoi uomini, a differenza di Scott. sacrificò l’obiettivo all’equipaggio.
“Nel passaggio a Nord-Ovest solo Nansen fu maestro di Shackleton. Durante la 2° spedizione arrivammo a Usuaia la notte di Natale ed ormeggiammo a fianco del rimorchiatore BAIADIR, I marinai anziché le cime per l’ormeggio ci passavano i boccali col sidro per festeggiare, il discorso di circostanza venne tenuto da un certo ammiraglio Massera, futuro capo del Governo.
“Prima di noi nell’800 aveva tentato qualcosa di simile, senza riuscirvi, Giacomo Bove col San Josè. In suo onore chiamammo la nostra imbarcazione Giuseppe 2.
“Non ci siamo avventurati sui ghiacci dell’Antartide: io sono un uomo di mare non di terra!
“In questi ultimi anni ho sognato di navigare col mio vascello nelle vie di Roma. Ora lo spirito della 1° spedizione italiana in Antartide, nel quale è racchiuso tutto il mio passato, è avvolto nella nebbia dei ricordi.
“La mia esperienza, è rimasta lì, come appesa nel tempo.
“No, in questa cosa non ci sono fantasmi, i fantasmi sono i miei stessi ricordi. Neppure durante le lunghe navigazioni ne apparvero. Ricordo come dei vagiti mentre veleggiavo tra le Canarie e Capo Verde ma un vecchio marinaio capoverdiano mi disse che si trattava di richiami dei delfini.
“Prolungati mormorii, uditi anche dall’equipaggio non erano come dicono alcuni, le anime dei marinai che giacciono in fondo ai mari. Erano forse le sartie rese parlanti dal vento o le assi dello scafo, chissà.
“Di questa casa, con lo studio e il piccolo museo antartico, si potrebbe fare un luogo aperto al pubblico.
“Il bastimento è lì fuori, con i motori ancora funzionanti, testimonianza vivente delle due spedizioni.
“Lo vorrei con le vele spiegate al vento!”.
Il litorale di Anzio è appena rischiarato da un lucore caliginoso.
Oltre quella linea di orizzonte, gli occhi ormai stanchi dell'uomo di mare hanno fatto rotta verso l’ignoto.
Nell'ingresso un’armatura medioevale, indossata qualche anno dal Capitano per andare in Centro a Roma, un'enorme orecchia di elefante e poi lance, asce e coltelli istoriati, pelle di tigre, lampada a stilo di pitone e scimmie imbalsamate che sorridono, tributi ad una madre viaggiatrice in Africa recentemente scomparsa.
Ad affumicare appese al lato dell’enorme camino di arenaria tre salsicce.
In alto le vele del cuore Comandante Ajmone Cat!

Marzo 2007.
Gianfranco Borgani

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