3/07/2007
Anno Internazionale Polare
La Commissione europea mette in risalto il contributo dell'UE all'Anno polare internazionale
[Data: 2007-03-06]
Mentre gli scienziati di tutto il mondo si apprestano a iniziare l'Anno polare internazionale (IPY), la Commissione europea ha messo in risalto il contributo dell'UE a questa enorme impresa scientifica internazionale con un simposio di due giorni che si è tenuto, quale sede più adatta, al Museo belga delle scienze naturali.
Nel suo discorso di apertura, il commissario europeo per la Scienza e la ricerca Janez Potocnik ha sottolineato l'impatto che il cambiamento climatico sta già esercitando sulle regioni polari. «Negli ultimi 50 anni, le temperature della penisola antartica sono salite di 2,5 gradi», ha osservato. «Inoltre, parti di tale penisola, l'Alaska e la Siberia sono state le tre regioni che hanno registrato il riscaldamento più rapido negli ultimi due decenni».
Il commissario ha rilevato che la ricerca polare è particolarmente adatta alla collaborazione internazionale, non solo perché l'ambiente proibitivo dei poli rende estremamente costose le attività svolte in quel luogo, ma anche perché i fenomeni che interessano i poli sono destinati ad avere effetti ben oltre le regioni polari.
«Se le tendenze attuali del riscaldamento terrestre dovessero proseguire, entro il 2060, al Polo nord, l'Oceano Artico sarà completamente privo di ghiaccio nella stagione estiva», ha commentato. «Tale fatto non colpirà solamente i quattro milioni di abitanti della regione, bensì molte altre persone, anche qui in Europa: in termini climatici, dei nostri ecosistemi e delle nostre condizioni di vita».
I poli costituiscono anche una fonte vitale di informazioni sulla situazione climatica del passato. Il commissario Potocnik li ha paragonati a un archivio ambientale, che fornisce dettagli sui cambiamenti del clima, degli ecosistemi e delle società. «Danno un'indicazione di quello che accadrà nella prossima fase del cambiamento climatico, grazie agli esempi del passato», ha affermato.
Uno dei progetti più importanti finanziati dall'Unione europea relativo ai climi passati è EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica, ovvero progetto europeo di perforazione della calotta antartica). Mediante perforazioni dello strato di ghiaccio di 3 270 m effettuate presso il sito Dome C nell'Antartide orientale, i partner sono riusciti a ottenere campioni di ghiaccio contenenti informazioni sull'atmosfera che risalgono a 650 000 anni fa: la testimonianza atmosferica più antica in assoluto.
Un altro progetto finanziato dall'UE che costituisce una parte importante del contributo comunitario all'Anno polare internazionale è DAMOCLES (Developing Arctic Modelling and Observing Capabilities for Long-term Environmental Studies, ossia Sviluppo di modelli artici e osservazione di capacità per studi ambientali a lungo termine), che sta esaminando gli effetti della riduzione della calotta artica su ambiente e popolazione.
La collaborazione europea nel campo della ricerca polare riceverà inoltre un notevole impulso dal Consorzio polare europeo (EUROPOLAR). Tale progetto finanziato dall'UE riunisce 25 ministeri e agenzie di finanziamento di 19 paesi, tra cui la Russia. La massa critica di tali fonti di finanziamento consentirà al progetto di sostenere iniziative su larga scala e di aiutare l'Europa a coordinare le proprie attività di ricerca polare con altri partner di rilievo, quali USA e Canada.
«L'Europa ha importanti interessi strategici nella regione polare, per la scienza, la politica estera, il commercio e la sicurezza», ha commentato Paul Egerten di EUROPOLAR. «L'Anno polare internazionale rappresenta per l'Europa l'occasione di approfondire e ampliare i propri partenariati internazionali».
David Carlson, direttore dell'ufficio del programma dell'Anno polare internazionale, ha avuto parole entusiastiche per il coinvolgimento europeo nei progetti dell'IPY: degli oltre 200 progetti ufficialmente registrati, solamente 16 non prevedono una partecipazione europea. Secondo Carlson, una delle sfide principali dell'IPY sarà la gestione delle enormi quantità di dati raccolti durante l'anno. Per affrontare tale sfida occorrerà un catalogo condiviso, flessibile e accessibile, con un sistema chiaro di citazione dei dati, per garantire che sia riconosciuto il contributo offerto dai fornitori di dati. Il professor Carlson ha anche chiesto che l'accesso alla letteratura pertinente sia universale e alla portata di tutti.
Elisabeth Lipiatou, capo unità Cambiamento climatico e rischi ambientali della DG Ricerca della Commissione europea, ha sottolineato le opportunità offerte ai ricercatori in campo polare dal Settimo programma quadro (7PQ). «Molti dei temi del primo invito nell'ambito dell'attività "Pressioni sull'ambiente e clima" contribuiranno alla ricerca nelle regioni polari», ha dichiarato. Tra questi figurano la stabilità della circolazione termoalina, gli studi sul ciclo del carbonio e gli impatti del cambiamento climatico sulla biodiversità e gli ecosistemi. La dottoressa Lipiatou ha inoltre presentato una pubblicazione che illustra i progetti attuali finanziati dalla Commissione nel campo della ricerca sull'ambiente polare e il clima.
L'urgenza della situazione ai poli e la necessità di indire l'Anno polare internazionale sono emerse chiaramente in tutte le presentazioni. «L'incontro odierno è la riprova che la ricerca climatica può consentire di cambiare la situazione e può farlo in fretta», ha dichiarato il commissario Potocnik, aggiungendo che l'umanità, essendo responsabile del cambiamento climatico, deve anche adoperarsi per risolvere il problema. «Non possiamo permetterci di fallire», ha fatto presente.
Sito dell'Anno polare internazionale:
http://www.ipy.org/
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